Il ministro straordinario della comunione
E’ un servizio forse tra i meno conosciuti all’interno della nostra comunità di Mandriola, ma noi abbiamo la fortuna di poter godere di 6 persone che vi si dedicano con cura ed in particolare si fanno prossimi agli altri per affiancare e sostenere nell’infermità e nel dolore, in un momento che richiede tanta sensibilità ed empatia, oltre ad una fede ben solida.
Per meglio addentrarci in questo ambito condividiamo la testimonianza di Renato Baldon che ha scelto di approfondire e vivere pienamente il proprio ministero.
In data 23 novembre ho partecipato a un convegno diocesano il cui argomento era “Alla fine della vita”.
Un tema impegnativo e poco attraente in prima battuta. Ma allo stesso tempo mi incuriosiva e, sarà per il servizio che svolgo di ministro straordinario della Comunione o l’esperienza ancora recente della mancanza di mia madre, ho deciso di parteciparvi.
I due relatori sono stati molto bravi e sono riusciti a trattare l’argomento con serenità e naturalezza. In fondo la “morte” fa parte della “vita” ma soprattutto non è la fine di tutto. La vita ha certamente un tramonto ma che darà spazio all’aurora. C’è un aldilà, c’è una nuova vita. Cosa può fare chi, per vari motivi, si avvicina a questa realtà?
So – stare
di fronte alla morte
accanto al morente
e ai suoi familiari
insieme all’equipe curante
Non possiamo avere le risposte alle domande che sorgono in questi momenti:
perché proprio a me? E’ una punizione perché ho fatto qualcosa di male?
So-stare come uno strumento di Dio, in ascolto, non ho bisogno di dare le risposte (anche perché non le ho). Morirò? Tutti moriremo e questo crea angoscia, sentimento più potente della paura. L’angoscia fa fare cose insensate a volte. Allora ci si potrebbe focalizzare sul tempo che resta che diventa prezioso. Posso pensare agli obiettivi possibili e non allo sfuggire alla morte. Più che sul “fare” mi concentro sull’essere. “Non riesco a fare quello che facevo prima” ma sono presente come persona, posso comunicare con gli altri e relazionarmi. Posso pensare alla mia esistenza e ai doni che ho ricevuto e magari ringraziare per averli avuti.
“Se vuoi che il tuo solco sia dritto devi attaccare il tuo aratro a una stella” saggio proverbio africano. E qual è la nostra stella?
Avvicinare e/o accompagnare le persone che si stanno avvicinando alla fine della loro vita è un’esperienza umana di straordinario valore, perché induce una riflessione sull’umano e sulla vita che ha inevitabili ricadute a livello personale.
Per i familiari è importante l’aiuto ad accettare la perdita, preparandosi al commiato e all’elaborazione del lutto, confidando nella nuova aurora.